Che cos'è la biopsia chirurgica?
La biopsia chirurgica non è certamente il primo suggerimento che viene proposto ad una Paziente per ottenere una diagnosi definitiva sulla natura di una nodularità sospetta.
Tra gli approfondimenti diagnostici è verosimilmente il più invasivo anche se - in assoluto - è il metodo più accurato per effettuare una diagnosi certa.
Da molto tempo è parere comune che l'ago biopsia (“core-needle biopsy”) è altrettanto accurata nella diagnosi di un sospetto processo tumorale e quindi viene presa sempre più spesso in considerazione come una valida alternativa alla biopsia chirurgica.
Come lo stesso nome indica, ad eseguire questo accertamento sarà il chirurgo e sarà quindi necessario pianificare l’esame in ambito ospedaliero.
Per quello che riguarda l’esecuzione: la maggior parte delle biopsie chirurgiche del seno prevede la rimozione dell’intera area sospetta con una porzione di tessuti normali circostanti, questa tecnica prende il nome di biopsia escissionale.
Che risposta da la biopsia?
B1: tessuto normale:
tessuto normale o inadeguato
B2: lesione benigna:
fibroadenoma, adenosi
B3: lesione dubbia:
potenziale maligno incerto - INDICAZ CHIR.
B4: sospetto di malignità:
sospetto di Carcinoma - INDICAZ. CHIR.
B5: lesione maligna:
Carcinoma invasivo - INDICAZ. CHIR.
Prima di eseguire una biopsia la zona viene anestetizzata localmente, in alcuni casi può essere consigliata una sedazione della Paziente, senza arrivare all’anestesia generale.
Il più delle volte l’esame non prevede un ricovero con pernottamento.
In una biopsia escissionale viene rimossa l’intera area anormale, con una porzione di tessuti normali circostanti.
Nel caso in cui l’areola sospetta non è palpabile o comunque, non ha una consistenza tale da renderla facilmente riconoscibile rispetto al tessuto circostante, prima di arrivare in sala operatoria (anche la sera precedente) verrà inserito - sotto guida ecografica o mammografica - un piccolo repere metallico.
Per “repere” s’intende un sottilissimo filo metallico che, infilato attraverso la cute, raggiungerà l’areola sospetta e si “ancorerà” ad essa, così da servire come guida al chirurgo.
Se alla mammografia, nell’area sospetta, erano state osservate delle microcalcificazioni, allora il chirurgo invierà il tessuto prelevato in radiologia, per una radiografia.
Questa darà la prova visiva di aver asportato tutta l’area da analizzare istologicamente.